I 60 anni dei Vendicatori in lotta contro il tempo


Made in Usa - Vendicatori uniti! Un grido di battaglia inconfondibile che risuona da 60 anni con la stessa forza nel mondo del fumetto. Quante generazioni di lettori si sono emozionate e riempite d’entusiasmo seguendo le vicende del supergruppo creato da
Stan Lee e disegnato da Jack Kirby, poi sostituito da Don Heck, nel lontano 1963? Tante, tantissime! Quante almeno sono state le formazioni che si sono mano a mano succedute. Un supergruppo che forse inaspettatamente ha avuto, a partire dagli anni ‘90, un successo e uno spazio crescente nell’universo Marvel fino a diventarne un po’ alla volta l'architrave narrativa fino all’apoteosi del successo cinematografico. Eppure tra le tante formazioni una sola rimane indimenticabile: quella dei fondatori! Iron man, Thor, Ant-man e Wasp, Hulk e un redivivo Capitan America che con la sua rinascita ricuciva la nuova avventura della Casa delle idee a quella della Timely comics, la sua incarnazione precedente  degli anni ‘40. Allora come celebrare al meglio i potenti Vendicatori per il loro anniversario se non ritornando a quel punto di partenza?



La Marvel non poteva farsi sfuggire quest’occasione e da gennaio è iniziata la pubblicazione negli United States di “The Avangers, war across the time”. Si tratta di una miniserie in cinque parti che vede alla guida due mostri sacri del fumetto supereroistico: Paul Levitz alla sceneggiatura e Alan Davis alle matite. Il primo  una carriera infinita alla DC che ha guidato al massimo vertice dal 2002 al 2009 prima di intraprendere nuove avventure, il secondo arriva diretto dall’Inghilterra ed  è diventato famoso con Capitan Bretagna e poi consacrato con Excalibur. Entrambi, forse non a caso, classe 1956. Ovvero bambini di 7 anni quando i Vendicatori facevano il loro esordio e quindi in grado di mettere su carta anche quel senso di astonishing, di sorpresa e meraviglia, che era uno dei segreti dei comics della Marvel anni ‘60. Un ingrediente che nel primo albo si respira a piene mani insieme alla riproposizione dello stile narrativo e soprattutto grafico dell’epoca. Non è solo però un’operazione nostalgia per i mature readers: è un ponte narrativo tra le epoche. All’interno del fumetto ma soprattutto tra quelle generazioni di lettori a cui prima accennavamo. Quando una storia come quella della Marvel si allunga nei decenni diventa difficile tenerla insieme. Da qui ogni tanto i reboot, gli azzeramenti dei vari eroi per aggiornarli ai tempi ma soprattutto per cancellare dalla lavagna le tante avventure che hanno vissuto rendendo difficile a un nuovo lettore trovare il bandolo di quello che ormai è diventato un rompicapo. 

La narrazione accompagna l’uomo da quando il tempo era circolare e si snoda per cicli. Il reboot è la chiusura di un ciclo e l’apertura del successivo per tornare a raccontare spesso le stesse storie.

Con “The Avangers, war across the time” l’operazione invece è opposta ma complementare. Non c’è solo la nostalgia dei vecchi lettori ma anche un ponte offerto a quelli più giovani per riscoprire tutto il gusto di disegni e stili narrativi dei Vendicatori originali imparando loro gli elementi di una lingua che altrimenti ormai suonerebbe sconosciuta. Un ponte e una sofisticata operazione marketing però costruita alla maniera Marvel e che quindi si regge sulla continuity, parola magica e determinante per il successo della Casa delle idee. La continuity, infatti, qui è rispettata e la nuova avventura del sessantesimo trova spazio proprio tra due vecchi albi della serie andando a riempire il vuoto tra le vignette pubblicate 60 anni fa.


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