Protector, quando Robocop diventa leggenda


Ancora fantascienza e ancora una primizia d’oltre oceano. Parliamo di Protector della Image, miniserie arrivata al terzo numero. La casa editrice la presenta come l’incontro tra Conan il barbaro e Mad Max.  Uno formula che può’ suonare altisonante e che cerca di darà una sintesi della direzione in cui vuol puntare questo fumetto ma corre il rischio invece di far perdere la rotta. La storia è ambientata nel Nord America un migliaio di anni nel futuro dopo una catastrofe, ancora non ben precisata, ha spazzato via la civiltà che conosciamo. I superstiti sono ripartiti da capo riorganizzandosi in tribù che occhieggiano molto ai nativi originali del continente. Non però agli indiani ma ai popoli amerindi del Centro e Sud America: Maya e Aztechi. Come in Mad Max scavano le vecchie rovine alla ricerca di qualcosa di utile e soprattutto si combattono tra loro schiavizzando gli sconfitti. La religione ha un ruolo importante, soprattutto perché la tribù vincente non solo prega e riverisce le sue divinità ma queste solcano il cielo e sparano raggi laser. I Deva, nome che viene dal sanscrito, sono sorta di insondabili automi volanti che comunicano telepaticamente e solo par dare ordini. Sono i veri padroni del mondo futuro, forse sono anche implicati nella fine della vecchia civiltà. In questo scenario arriva l’inaspettato e una ragazzina in fuga sveglia un soldato cyborg dormiente da secoli. Così, vabbè non nel modo più originale, la nostra narrazione prende avvio. Attenzione non si tratta di un eroe come potremmo immaginarcelo, sin dall’aspetto che è decisamente in
quietante. Insomma se proprio volessimo, senza spoilerare oltre, potremmo dire che Protector avrebbe potuto essere presentato anche come Robocop incontra Mission.  Vedremo dove ci porteranno gli autori lo scrittore di fantascienza al sup primo fumetto Daniel M. Bensen e il veterano Simon Roy che per la Image ha firmato diverse testate che pero’ hanno un’idea chiara e più che raccontare una storia sembrano narrare un mito. E’ qui Conan che incontra Mad Max trova forse la giusta prospettiva e molti pezzi vanno al loro posto. Dei, sacerdoti, costumi, rituali, vicende raccontate come leggende, l’atmosfera della storia che rimane sempre sospesa e appare quasi agiografica. A rendere possibile questa magia sono i disegni del giovane siberiano Artyom Trakhanov che tra i lettori americani hanno raccolto qualche critica. Certo non sono quel che si può aspettare un lettore di supereroi. Le sue figure massicce e sporche, figlie di un tratto europeo o underground, sospeso tra Richard Corben e Hugo Pratt, sono riempite di colori primari e sembrano uscire quasi da un bassorilievo o da un libro di folklore quello russo in primis, ma non solo.

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