Odessa, quando la fusione è a freddo


Giudicare un nuovo Bonelli è sempre un'operazione ardita. La prima impressione su una serie che nasce dall'editore di Tex è forse una cosa che non dovrebbe essere nemmeno azzardata. Perché di azzardo si tratta. Le serie Bonelli nascono sempre da lunga preparazione, in cui nulla è o vorrebbe essere lasciato al caso. Soprattutto, e lo dico per esperienza ormai ultratrentennale, nascono per disputare una maratona con il lettore, non i 100 metri. Una lunga preparazione per una gara a lungo termine. Se parlassimo di relazione amorose non penseremmo certo all'avventura di una notte ma a una ragazza seria in cerca di fidanzamento. E già così si capisce in che territorio pericoloso ci inoltriamo. La relazione con il lettore di una serie è ancora più complicata. Deve dire molto svelando il meno possibile, sollecitare la fantasia senza farla volare via, svegliare i sensi e qualcosa di profondo ma parlare anche alla nostra parte razionale, ci deve rassicurare. Non c'è solo un oggi ma insieme potremo costruire anche un domani e poi un altro giorno e ancora un altro giorno. Come si vede gli ingredienti di un innamoramento ci sono tutti. Ma come tutti gli innamoramenti è una questione di chimica. Che è un po' diversa per ognuno di noi ma poi alla fine è quella cosa lì (di certo non la sappiamo definire, e nemmeno ci proviamo) un po' per tutti. Ecco la mia chimica, per tradizione, si è sempre sposata male con le creature  di Antonio Serra e la sua tribù che in Bonelli ha ormai radici più profonde di Yggdrasill. Tutto lo sforzo produttivo, il bilanciamento di sapori e colori finisce, a mio giudizio, per non lievitare. E' un po' come il pane di certi supermercati. Dignitoso ma precotto. Spesso pieno di ingredienti, semini e semoni, ma con lo stesso sapore. Questo primo numero “Dopo la fusione” scritto e sceneggiato da Davide Rigamonti, per i disegni di Matteo Resinanti e i colori di Mariano De Biase, soffre un po' di questo difetto. Certo combatte con il problema di voler dare le coordinate di un mondo narrativo complesso, un mix di fantasy e fantascienza, pieno di razze e personaggi, con salti temporali avanti e indietro. Tutto vero! Però ci lascia un po' così con un sapore di deja vu. Anche il disegno scorre via rassicurante, educato e composto, nelle sue forme pescate da un solito immaginario filmico o fumettistico. Predigerito. Insomma calma piatta, piattissima. Va bene correre la maratona e risparmiare le energie, ma qui siamo proprio fermi. E anche l'amore più lungo parte sempre da un cuore che batte a mille al primo incontro.


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