Law, il fumetto scopre il legal thriller

Il primo numero, copertina di Fabiano Ambu
Tutto è relativo. Per comprenderlo davvero più che in un laboratorio di fisica basta recarsi almeno una volta in un palazzo di giustizia. Solo quando ci si è seduti in un'aula di tribunale (meglio come spettatori ovviamente) si può apprezzare quanto la legge sia solida e granitica...  Una bolla di gas, raramente nobile e spesso incandescente.  E se questo è vero per la nostra giustizia figurarsi per quella a stelle e strisce. Nel Paese della libera iniziativa, il commercio, la trattativa sono il cuore  della nazione. Ecco allora che il piatto della giustizia pende, salvo rare eccezioni, dalla parte di chi ha gli avvocati migliori, sa usare al meglio i media, ha agganci nei posti giusti e in definitiva può disporre di un bel po' di soldi per garantirsi tutte e tre queste condizioni. Non a caso "Law", la nuova miniserie della Star Comics di cui stiamo parlando ha come sottotitolo "il lato oscuro della legge".  L'opera di Davide G.G.  Caci e Giorgio Salati, (l’ideazione grafica dei personaggi di Fabiano Ambu mnetre i disegni nel primo numero curati da Enza Fontana) mette in scena proprio questa massa gassosa informe e pronta ad esplodere...

Rifiuta forse non a caso l'ambientazione più scontata delle mille luci di New York per puntare sulla West Coast. La città  in cui la miniserie è ambientata infatti è San Francisco. Più intellettuale ma non poi così distante da quell'Hollywood in cui tutto è finzione e l'apparire è più importante dell'essere. E un dibattimento alla fine altro non è che una palco su cui scorrono  colpi di scena, stravolgimenti,  monologhi e drammi. Una trama in cui le interazione tra protagonisti e comparse si alternano  all'interno di un plot definito: le parti del processo. Si sa che si sarà un dibattimento e una sentenza con un finale. C'è anche il pubblico, proprio lì in sala, la giuria per cui tutto lo spettacolo va in scena. Una giuria che poi non è così terza come ci piacerebbe pensare. Nel fumetto è ben chiaro. I terzi siamo noi, i lettori, il vero spettatore imparziale che dovrà alla fine sentenziare se lo spettacolo è stato di suo gradimento. E anticipiamo subito che Law ci è piaciuto. Ma ogni cosa a suo tempo.
Lo spettacolo della giustizia, dicevamo, di cui la letteratura si è accorta da tempo forgiando un genere a sé stante quello del legal thriller. Cinema e telefilm (non chiamiamoli più televisione) ci sono buttati. Mancava forse un fumetto che sapesse  raccontarne i topos su carta. Law raccoglie proprio questa sfida prendendo a piene mani dagli altri media. Ricorda molto alcuni telefilm dell'ultima generazione.  Per tutti citiamo  lo sfortunato The whole truth. Un'ammiccamento che forse è la sua forza, da cui però dovrà saper dimostrare di saper andare oltre.  Nella prima puntata vengono introdotti i personaggi dello studio, caratterizzazioni spigolose e ruvide, spennellate via al limite dello stereotipo e ispirate graficamente ai volti di attori famosi. Proprio come in un serial pronte, però ad essere lavorate piano piano di cesello. Si capisce che questa è l’intenzione. A piene mani gli autori seminano spunti per sottotrame da sviluppare puntata dopo puntata, stagione dopo stagione. Abbiamo il grande capo, ovvero la vedova del fondatore dello studio e sua prima socia, un capo duro e cinico, l’ex poliziotto roccioso e spietato con un passato da dimenticare, la giovane promessa che deve superare le sue prove d’iniziazione per entrare nel giro, la psicologa professionale e fredda nel dare giudizi che poi diventa la chioccia del gruppo ect ect. Il primo caso che il gruppo deve affrontare per la verità non colpisce particolarmente. La trama più concentrata nel presentare gli attori e nel tenere alto il ritmo della storia  che nel voler essere originale e finisce per risultare  forzata nei suoi colpi di scena.  In parte  si sconta il fatto di leggere un numero 1 e forse c 'e' un po' troppa fretta di buttare tanta carne sul fuoco. Visto però che si parte da degli stereotipi tanto valeva non preoccuparsi di definirli cosi' nel dettaglio. Ma questa  è l’altra faccia della medaglia delle miniserie: libertà nel proporre idee nuove ma poi poco tempo per metterle in scena. In sei numeri la prima stagione dovra' concludersi... E  poi dopotutto un fumetto  non e' un telefilm... Il fumetto vive dello spazio bianco tra una vignetta e l’altra, Tra una pagina e l’altra… Pecche  quelle di Law che pero' si perdonano proprio per la solidita' e compattezza che il prodotto finito riesce comunque a comunicare. La macchina narrativa gira e lo spettacolo funge. Prima di esprimere un verdetto definitivo aspettiamo dunque di tornare in aula per il prossimo caso!

Commenti